Lavoro: in Italia i “future-ready worker” sono solo il 5% | L’indagine di Adecco
La media globale è dell’11%, in India si arriva al 35%. In un mondo del lavoro caratterizzato da continue trasformazioni, nel 2025 le aziende italiane dovranno affrontare con maggiore reattività le evoluzioni del mercato, adattandosi a dinamiche e processi sempre più complessi. Secondo l’indagine Global Workforce of the Future di The Adecco Group, in questo […] L'articolo Lavoro: in Italia i “future-ready worker” sono solo il 5% | L’indagine di Adecco proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.
La media globale è dell’11%, in India si arriva al 35%.
In un mondo del lavoro caratterizzato da continue trasformazioni, nel 2025 le aziende italiane dovranno affrontare con maggiore reattività le evoluzioni del mercato, adattandosi a dinamiche e processi sempre più complessi.
Secondo l’indagine Global Workforce of the Future di The Adecco Group, in questo contesto i “future-ready workers” sono destinati a diventare la forza lavoro del futuro. Questo gruppo, composto da lavoratori che possiedono le competenze, la mentalità e la flessibilità necessarie per fronteggiare le sfide dei prossimi anni, rappresenta tuttavia un segmento di piccole dimensioni: rispetto a una media globale dell’11%, in Italia solo il 5% dei lavoratori possiede le abilità per rispondere ai rapidi cambiamenti tecnologici e alle richieste del mercato del lavoro.
Un numero ancora molto basso se rapportato a Paesi come India (35%) e Cina (25%), che dominano la classifica dei Paesi più preparati ad affrontare le sfide di domani.
I “future-ready workers” rappresentano il motore del cambiamento e della crescita nelle organizzazioni moderne, sottolinea Adecco. In particolare, questi professionisti mostrano tre qualità fondamentali:
Adattabilità, cioè la capacità di adattarsi rapidamente a nuovi strumenti, processi e responsabilità.
Competenza tecnologica, caratterizzata da un approccio proattivo nell’utilizzo di strumenti digitali e dell’intelligenza artificiale per massimizzare la produttività.
Proattività, ossia quella naturale propensione a perseguire la crescita professionale attraverso l’acquisizione di nuove competenze e il costante aggiornamento sulle tendenze del settore.
Per garantire la crescita di questi talenti del futuro, le aziende sono chiamate a investire nello sviluppo delle competenze dei propri dipendenti, attraverso l’implementazione di percorsi di formazione costantemente aggiornati.
Secondo la ricerca di The Adecco Group, infatti, il 91% dei “future-ready workers” dichiara di avere ricevuto dalla propria azienda un piano di sviluppo professionale personalizzato, rispetto a una media globale del 51% dei lavoratori che non rientrano in questa categoria.
Inoltre, il 99% dichiara di partecipare regolarmente a corsi di formazione sulla leadership, rispetto al 57% della media globale tra coloro che non rientrano in questa categoria.
La chiave di volta per favorire una crescita professionale risiede nell’integrazione di strategie di upskilling e reskilling, oltre alla pianificazione di opportunità di crescita e attività in grado di rispondere alle esigenze individuali, con una particolare attenzione alla trasformazione digitale e all’etica nell’uso dell’intelligenza artificiale.
“Con il giusto supporto e investimenti mirati, le aziende possono coltivare un ecosistema di talenti resilienti e preparati all’evoluzione”, ha commentato Angelo Lo Vecchio, Amministratore Delegato di Adecco e Presidente di The Adecco Group in Italia.
“In un momento in cui due terzi dei leader aziendali a livello globale pianificano di reclutare talenti per competenze legate all’intelligenza artificiale, piuttosto che formare i team esistenti per fornire loro le giuste competenze, è sempre più necessario un approccio proattivo da parte delle aziende. Sostenere la crescita delle competenze internamente, non solo permette di migliorare la competitività aziendale, ma contribuisce a colmare il divario di competenze, riducendo i costi e aumentando la fedeltà dei dipendenti”.
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