Lavoro forzato e fotovoltaico, negli Usa bandite JA Solar e altre 4 aziende cinesi

Ci sono cinque fornitori cinesi di prodotti per il fotovoltaico, inclusa JA Solar, tra le 37 aziende che ieri, 15 gennaio, il Dipartimento della Sicurezza Interna Usa ha aggiunto alla lista di società bandite per l’Uyghur Forced Labor Prevention Act (UFLPA). Firmato dal presidente Biden nel dicembre 2021, ricordiamo, l’UFLPA vieta tutte le importazioni di […] The post Lavoro forzato e fotovoltaico, negli Usa bandite JA Solar e altre 4 aziende cinesi first appeared on QualEnergia.it.

Jan 16, 2025 - 13:18
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Lavoro forzato e fotovoltaico, negli Usa bandite JA Solar e altre 4 aziende cinesi

Ci sono cinque fornitori cinesi di prodotti per il fotovoltaico, inclusa JA Solar, tra le 37 aziende che ieri, 15 gennaio, il Dipartimento della Sicurezza Interna Usa ha aggiunto alla lista di società bandite per l’Uyghur Forced Labor Prevention Act (UFLPA).

Firmato dal presidente Biden nel dicembre 2021, ricordiamo, l’UFLPA vieta tutte le importazioni di prodotti solari dalla regione cinese dello Xinjiang, a meno che sia dimostrato che non siano collegati al lavoro forzato, pratica che peraltro Pechino nega.

Quando la norma è stata promulgata, circa il 50% della fornitura globale di polisilicio proveniva da quella regione, mentre da allora molti fornitori hanno cercato, non senza difficoltà, di spostarsi altrove.

Le aziende bandite

Donghai JA Solar Technology, con sede nella provincia di Jiangsu, in Cina, produce silicio, wafer, lingotti, celle solari e moduli, esporta in 178 paesi nel mondo, ha un fatturato annuo di 81,5 miliardi di yuan (circa 1,23 miliardi di euro) e dà lavoro (ma a questo punto andrebbero messe le virgolette) a oltre 50 mila persone.

Secondo la nota del Dipartimento per la Sicurezza Interna Usa, ci sono “ragionevoli motivi per credere, sulla base di informazioni specifiche e articolabili, che Donghai JA Solar si rifornisca di polisilicio dalla regione autonoma dello Xinjiang”. Pertanto, le sue attività soddisfano i criteri per l’aggiunta all’elenco delle entità UFLPA (per ora JA Solar non ha risposto a una nostra mail con richiesta di commento).

Altre 4 aziende del solare aggiunte ieri alla lista (assieme a 26 società del settore cotone) sono: Hongyuan Green Energy, altro produttore verticalmente integrato che realizza silicio, wafer, batterie e moduli, assieme alla sua sussidiaria Hongyuan New Materials.

La terza azienda del solare inclusa è Jiangsu Meike Solar, produttore di wafer di silicio, e la sua sussidiaria Baotou Meike; poi c’è Shuangliang Silicon Materials, altro produttore di wafer di silicio; infine Xinjiang Energy Group, sviluppatore di energia di proprietà statale nei settori carbone, eolico, fotovoltaico, petrolio e gas.

Intanto in Europa…

Nell’Ue, ricordiamo, il regolamento 2022/0269 (COD) vieta l’import di prodotti frutto di lavoro forzato ed è stato adottato a fine novembre 2024.

Secondo il provvedimento, la Commissione creerà un database di aree o prodotti a rischio di lavoro forzato, in modo da supportare il lavoro delle autorità competenti nella valutazione di possibili violazioni.

Sulla base di tali valutazioni, Bruxelles, nel caso di ricorso al lavoro forzato extra-Ue, o gli Stati membri, nel caso di lavoro forzato sul loro territorio, possono avviare un’indagine.

La decisione finale (vale a dire vietare, ritirare e smaltire un prodotto) spetta poi all’autorità che ha condotto l’indagine e si applicherà in tutti gli altri Stati membri.

Il settore fotovoltaico europeo si è attrezzato ben prima del regolamento per assicurare filiere sostenibili ed esenti da lavoro forzato, con la Solar Stewardship Initiative (SSI), coalizione promossa anche da SolarPower Europe.

Il problema è che anche JA Solar fino a ieri era un membro della SSI: dopo la notizia arrivata dagli Usa, la SSI ha avviato un’indagine sulla questione e l’adesione di JA Solar alla Solar Stewardship Initiative è sospesa, si legge in una nota.

“La Solar Stewardship Initiative si impegna a promuovere una produzione, un approvvigionamento e una gestione responsabili dei materiali fotovoltaici. L’adesione alla SSI da sola non indica la certificazione,” che si applica ai siti, non alle aziende, si spiega.

La certificazione SSI, prosegue la nota, viene ottenuta innanzitutto da valutatori indipendenti che visitano e certificano i singoli siti di produzione. Quando si unisce alla SSI, ogni membro si impegna ad applicare gli standard SSI in tutte le sue operazioni e a incoraggiarne l’adozione lungo la sua catena di fornitura. Per ora, quando un produttore di energia solare si unisce alla SSI come membro, si impegna a presentare almeno due dei suoi siti di produzione per la valutazione rispetto agli standard SSI entro 12 mesi.

L’SSI, però, precisa che “non conduce valutazioni o certificazioni per siti in regioni inaccessibili a visite non supervisionate”.The post Lavoro forzato e fotovoltaico, negli Usa bandite JA Solar e altre 4 aziende cinesi first appeared on QualEnergia.it.

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