La Russia ha invato 3000 droni dotati di AI sul campo di battaglia ucraino

La TASS annuncia l'invio di 3000 droni a guida autonoma Mikrob sul fronte ucraino. Un'latra evoluzione della AI come strumento di guerra. Un problema etico enorme, che nessuno sta seriamente valutando L'articolo La Russia ha invato 3000 droni dotati di AI sul campo di battaglia ucraino proviene da Scenari Economici.

Jan 22, 2025 - 18:11
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La Russia ha invato 3000 droni dotati di AI sul campo di battaglia ucraino

L’agenzia di stampa russa TASS, riportata da Bulgarian Military,  riferisce che 3.000 droni kamikaze Mikrob guidati dall‘intelligenza artificiale sono stati consegnati alle forze russe impegnate nell’“operazione militare speciale ” in corso in Ucraina.

Questi droni sono dotati di intelligenza artificiale che consente loro di seguire autonomamente gli obiettivi dopo essere stati agganciati da un operatore. Secondo Alexander Gryaznov, sviluppatore del drone Mikrob, l’intelligenza artificiale è in grado di mantenere l’inseguimento del bersaglio anche durante le sue manovre.

Il design ad alta velocità e tolleranza ai sovraccarichi del Mikrob gli consente di operare in condizioni intense, con una singola squadra che gestisce fino a 40 droni e che, a quanto pare, ha ottenuto una distruzione significativa sul campo di battaglia, superando di gran lunga il valore dei 3.000 droni dispiegati.

Dal Tass, i tremila droni pronti per essere inviati sul campo di battaglia

Gryaznov sottolinea anche la modularità del drone, sottolineando che può essere adattato a varie condizioni scambiando componenti come sensori termici per le operazioni notturne e sistemi di comunicazione personalizzati per frequenze diverse.

Sebbene la Russia pubblicizzi il Mikrob come uno strumento all’avanguardia nella guerra moderna, il suo vero impatto resta da vedere.  Alcuni ancora mostrano dubbi sulla fattibilità a lungo termine di queste tecnologie autonome in un campo di battaglia complesso e in rapida evoluzione.

L’Intelligenza Artificiale ormai sempre più presente sul campo di battaglia

Proprio alcuni giorni fa avevamo parlato di due modelli di droni ucraini e russi, sempre più usati, che utilizzavano la AI sul campo di battaglia, decidendo quasi in modo autonomo di attaccare e uccidere. Mentre la Russia si concentra sull’espansione dell’uso di droni Mikrob autonomi dotati di intelligenza artificiale in Ucraina, anche l’Occidente sta portando avanti sviluppi simili, con l’obiettivo di mantenere il proprio vantaggio tecnologico sul campo di battaglia.

Il drone americano Switchblade 600, prodotto da AeroVironment, è uno dei principali esempi di sistema autonomo che combina dimensioni ridotte con una forte potenza di fuoco.

Con le sue capacità di attacco di precisione contro obiettivi corazzati, lo Switchblade 600 dimostra come gli eserciti occidentali stiano utilizzando i droni per distruggere risorse critiche con un supporto logistico minimo. Tuttavia, come tutte le armi autonome, l’efficacia dei droni in condizioni di combattimento instabili o dinamiche rimane in discussione.

Un’altra aggiunta chiave all’arsenale statunitense è il Phoenix Ghost, un drone con caratteristiche simili allo Switchblade 600, progettato per missioni più specifiche in zone di combattimento. Sebbene le sue specifiche esatte rimangano parzialmente riservate, si sa che il Phoenix Ghost è in grado di mirare autonomamente e di eseguire missioni con una minima supervisione umana. Un altro caso di applicazione della Ai sul campo di battaglia.

Ciò solleva preoccupazioni in merito all’etica e all’efficacia, poiché la tecnologia inizia a mettere in secondo piano l’operatore umano.

D’altro canto, gli sviluppi europei come lo Schiebel Camcopter S-100 mostrano un approccio diverso. Questi droni, pur non essendo macchine kamikaze autonome, offrono una maggiore flessibilità nella raccolta di informazioni, fornendo anche capacità di attacco quando necessario.

Camcopter S-100

Anche se non sono progettati per lo stesso tipo di obiettivo del Mikrob o dello Switchblade, il loro contributo alla guerra moderna non deve essere sottovalutato.

Questi innovativi sviluppi occidentali non solo dimostrano le capacità dei droni per azioni di combattimento più precise e autonome, ma anche i rischi che derivano dal loro uso diffuso.

La capacità di ridurre l’intervento umano e di massimizzare l’efficacia del combattimento è molto attraente, ma solleva anche seri interrogativi sul controllo e sulla responsabilità quando si impiegano queste tecnologie sul campo di battaglia.

Nel marzo 2020 un drone KARGU-2 di fabbricazione turca, un quadcopter autonomo dotato di esplosivi, avrebbe deciso di colpire ed eliminare un combattente delle forze fedeli al generale libico Khalifa Haftar senza alcun intervento umano. Quindi non siamo neppure di fronte a una prima volta assoluta.

Questo incidente, rivelato da un rapporto delle Nazioni Unite, segna il primo caso confermato in cui un drone si è impegnato autonomamente in un attacco letale senza l’intervento diretto di un operatore umano.

Il KARGU-2, progettato per attacchi di precisione, fa parte di una nuova generazione di droni autonomi in grado di tracciare, identificare ed eliminare autonomamente gli obiettivi. L’incidente è avvenuto nel corso dell’instabile guerra civile libica, dove entrambe le parti hanno impiegato sempre più spesso i droni nei combattimenti.

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, il KARGU-2 ha identificato autonomamente un bersaglio in fuga, che ha inseguito e ucciso utilizzando il suo carico esplosivo. Questo tipo di azione autonoma fa scattare un campanello d’allarme nei circoli militari ed etici, poiché introduce una nuova era della guerra in cui le macchine sono in grado di prendere decisioni di vita o di morte.

Le implicazioni di questa tecnologia sono profonde. Se da un lato droni come il KARGU-2 sono progettati per ridurre al minimo il rischio umano e aumentare l’efficienza operativa, dall’altro evidenziano i potenziali pericoli che derivano dal permettere ai sistemi di intelligenza artificiale di decidere quando uccidere. Il rapporto delle Nazioni Unite ha chiesto un controllo internazionale sull’uso di armi autonome, sottolineando l’urgente necessità di nuovi regolamenti e di una supervisione.


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