“Il vento tra le mani”: sulla scia del sindaco Pescatore
Lo scorso 3 gennaio, c’è stata ad Acciaroli una lettura pubblica di alcuni passi del nuovo libro Il vento tra le mani[1], mandato alle stampe da Dario Vassallo, fratello del […]
Lo scorso 3 gennaio, c’è stata ad Acciaroli una lettura pubblica di alcuni passi del nuovo libro Il vento tra le mani[1], mandato alle stampe da Dario Vassallo, fratello del sindaco Pescatore. Eravamo sul porto, il tempo era uggioso, un vento freddo sferzava le parole, “Ma noi siamo un popolo di pescatori e non seguiamo il vento, ma i pesci” ha commentato al riguardo Vassallo. Molti compagni di viaggio del sindaco Pescatore hanno selezionato e letto dei passi del nuovo libro; si è trattato di un momento non solo di condivisione di ricordi, ma anche e soprattutto di prospettive, delle idee e della visione che il sindaco Vassallo ha portato avanti nel corso degli anni e che ci ha lasciato in eredità.
Il fedele e certosino amministratore Gerardo Spira, suo grande compagno, ha richiamato l’attenzione su un’idea del sindaco Pescatore, quella dell’architettura rurale integrata, che meriterebbe per la propria complessità un intero trattato[2]. Il sindaco Vassallo, infatti, precorrendo gli attuali dibattiti sulla crisi ecologica, aveva già visto nel Cilento un modo di abitare il territorio alternativo a quello estrattivo e insostenibile della realtà urbana e capitalistica. In virtù della sua storia e delle sue caratteristiche antropiche, secondo Vassallo, il Cilento aveva sviluppato nel corso dei secoli un modo assolutamente unico di vivere in equilibrio con il territorio. Egli aveva individuato in quella terra una lunga tradizione di usanze, consuetudini e abitudini che avrebbero potuto rappresentare non un vetusto retaggio arcaico di una civiltà contadina destinata a scomparire, bensì, un progetto per il futuro, una tradizione da rinnovare e da rilanciare con le sfide del presente. Ricorrendo alle categorie di Pasolini, era possibile in Cilento uno sviluppo con progresso, differente da quello senza progresso della società dei consumi.
Si tratta di un punto assolutamente dirimente, poiché contribuisce a defatalizzare lo spopolamento dei territori interni, non solo del Cilento ma dell’intero Paese: una cospicua vulgata, infatti, vede come inesorabile una progressiva urbanizzazione della nostra società. Si tratterebbe, pertanto, di un fenomeno macropolitico, dinanzi al quale gli amministratori locali di piccole realtà non potrebbero porre alcun argine. L’operato del sindaco Pescatore, tuttavia, ha mostrato che questa tendenza può essere contrastata dalla buona politica locale, a condizione, però, che questa si impegni ad elaborare una visione del proprio territorio nel contesto dei grandi cambiamenti nazionali ed extra; mettendo, pertanto, come primo punto della propria agenda politica la rivoluzione culturale.
Sì, rivoluzione: questa parola deve essere intesa nella propria radicalità, poiché in Cilento di questo si tratterebbe. Il vento tra le mani riflette, infatti, su come questo angolo di paradiso sia stato abbandonato ed ancorato ad una politica clientelare, in cui manovre tra il lecito e l’illecito, per soli scopi personali, di famiglia o di casta, sono state ormai normalizzate:
‹‹Questa politica, che ancora persiste, si è resa responsabile della scomparsa della civiltà storica di un mondo che da oltre duemila anni ha vissuto in un territorio aperto segnato dai soli confini della natura: una pietra, una quercia o un muro a secco. Questa politica, storica nel Cilento, ha mantenuto il popolo servo, come merce di scambio elettorale per fini di potere familiare, di casta e di massoneria. Fuori da questi centri di potere il cittadino veniva distrutto anche negli affetti. Il Cilento, più di altri luoghi, ha subito il più grande danno della storia, isolato e privo di una seria politica di rivendicazione dei diritti. Il disastro politico è sotto gli occhi di tutti››[3].
L’idea avveniristica dell’architettura rurale integrata – ha commentato amaramente Spira – una volta divenuta legge, è stata tuttavia tradita, travisata, diventando un modo per qualcuno ‹‹di farsi la villetta››. Infatti, con l’uccisione del sindaco Pescatore, si è interrotto anche un processo di coscientizzazione dei cittadini verso una certa idea di comunità, di un diverso modo di stare insieme, in cui ognuno è chiamato a prendersi cura dell’ambiente e dei propri concittadini, lasciando spazio libero alla corsa privata verso la piena soddisfazione del proprio desiderio di ricchezza, in perfetta sintonia con l’imperante spirito neoliberista. Progetti come l’istituzione del Museo del Mare, la promozione del primo convegno sulla tematica dell’architettura rurale integrata e, last but not least, lo sforzo politico per far riconoscere la Dieta Mediterranea patrimonio immateriale dell’umanità, avevano tutti come scopo, da un lato, la costruzione di una proposta politica ad hoc per il territorio cilentano e, dall’altro lato, la formazione di coscienze cittadine attente e sensibili alle sfide del futuro, essendo però consce del proprio passato. ‹‹Non hanno ucciso solo un sindaco, hanno ucciso un sogno››, ha suggellato infatti Dario Vassallo.
Secondo un proverbio cinese, ‹‹chi guarda avanti dieci anni pianta alberi, chi guarda avanti cento anni pianta uomini››. Il sindaco Pescatore guardava molto lontano, perché la sua azione politica era animata da un forte desiderio educativo: solo arricchendo la cultura cittadina, promuovendo per tutti un percorso di presa di coscienza dell’unicità dello stile di vita mediterraneo, della sua storia e di ciò che esso può offrire ai problemi del nostro presente, sarebbe stato possibile far rifiorire il territorio cilentano. Scrive Dario nel libro:
‹‹Questa era la visione mondiale di Angelo, uomini e territorio insieme per portare un’idea di bellezza, di sviluppo, di cultura e non vendere la propria storia a qualcuno per un proprio tornaconto. Ma questa era una visione avveniristica, proiettata nel futuro e per le nuove generazioni. La politica di oggi è personale, famigliare, dove quello che conta sono la creazione di una vita e di un territorio effimero, finto, che tutti possono conquistare o meglio depredare, basta avere le amicizie giuste. Il sogno di Angelo andato in pezzi››[4].
Nel finale del libro, Dario ricostruisce uno schema concentrico, che descrive i diversi livelli di coinvolgimento nell’omicidio del sindaco Pescatore: ‹‹L’uccisione di Angelo Vassallo – scrive – è come tirare un sasso in uno stagno: l’impatto iniziale genera onde concentriche che si propagano, ciascuna rappresentando un aspetto diverso della complessa rete di corruzione e illegalità che avvolge il caso››[5]. Il primo livello sarebbe costituito dalla criminalità organizzata, dai carabinieri corrotti e dalla camorra. Di recente, infatti, sono finiti agli arresti ben due carabinieri, dopo 14 anni di indagini. Non si tratterebbe, però, di un evento riconducibile al classico schema di intese segrete tra criminalità e apparati deviati dello Stato, ma, stando a quanto afferma l’avvocato Antonio Ingroia, difensore della parte lesa, in un’interessante e drammatica intervista per Visione Tv condotta da Francesco Toscano, ‹‹Non abbiamo la solita collusione di uomini deviati dello Stato, come suol dirsi, con i camorristi; qui al contrario sono i camorristi che hanno spalleggiato e fiancheggiato degli uomini dello Stato, dei carabinieri, che sarebbero responsabili del delitto, sia come mandanti che come esecutori… Una cosa di una gravità inaudita, diremmo quasi da film all’americana››[6]. Il caso Vassallo costituirebbe, in questa prospettiva, qualora venisse confermata, un unicum nella storia repubblicana italiana.
Il secondo livello, invece, coinvolgerebbe gli uomini dello Stato incaricati di depistare le indagini; mentre, nel terzo e ultimo, Dario Vassallo inserisce quello che chiama il Sistema Cilento: ‹‹una rete con tentacoli che ha posizionato uomini di fiducia in ogni posto pubblico, corrompendo le genti fino a far pensare che questo modo di agire sia legale››[7].
Il pomeriggio del 3 gennaio eravamo circa una quarantina di persone in un bel clima di condivisione e affetto, ma sentivamo le spalle pesanti: pesava su di noi il sogno di Angelo e la speranza di un nuovo futuro per il Cilento – e non solo: alcuni dei presenti hanno ricordato, infatti, anche i contatti del partito di Vassallo, Alternativa Democratica, con Peppino Impastato e la sua lotta. Un filo sottile accomuna le lotte per un mondo migliore: hanno tutte gli stessi occhi e la stessa forza.
Terminando con le parole di Dario Vassallo: ‹‹Angelo è stato un soffio di vento, pieno di ossigeno, come l’aria buona del mattino che arriva dal mare e ossigena i polmoni e inebria la mente, in un territorio che dal dopoguerra vive in una condizione di apnea, aspettando una nuova rivoluzione. Ma ci sarà?››[8].
[1] D. Vassallo, Il vento tra le mani. Vita politica del Sindaco Pescatore, IOD edizioni, Noventa Padovana 2024.
[2] Il concetto è discusso e analizzato anche nel libro appena citato: Cfr. Ivi, pp. 141-144.
[3] Ivi, p. 139.
[4] Ivi, p. 170.
[5] Ivi, p. 383.
[6] Intervista di Francesco Toscano dal titolo: Antonio Ingroia: un perverso intreccio tra carabinieri e camorra dietro l’omicidio Vassallo, disponibile al link: https://www.youtube.com/watch?v=8f5IXChMhBw
[7] D. Vassallo, op. cit., p. 384.
[8] Ivi, p. 347.
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