I contro-dazi cinesi intimoriscono Wall Street

Trump ieri era tornato indietro sui dazi già decisi nei confronti di Messico e Canada ma dalla Cina hanno risposto con l’imposizione di tariffe sulle importazioni statunitensi.

Feb 5, 2025 - 05:29
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I contro-dazi cinesi intimoriscono Wall Street

Non bastano i passi indietro di Donald Trump sui dazi decisi sulle merci provenienti da Messico e Canada per spingere Wall Street al recupero dopo i cali della seduta di ieri, con l’attenzione che resta ancora sulle tariffe tra Stati Uniti e Cina.

Oggi i future sul Nasdaq e quelli sullo S&P500 restano intorno la parità quando manca circa un’ora all’avvio delle contrattazioni, mentre i contratti sul Dow Jones cedono lo 0,20%.

Il dollaro recupera leggermente nei confronti dell’euro e il cross EUR/USD scambia a 1,0325, mentre rallenta (-0,40%) anche l’oro, scambiato a 2.845 dollari l’oncia (future).

In calo il petrolio in quanto il permanere delle tensioni commerciali tra USA e Cina potrebbe frenare la domanda di greggio: il Brent scende (-1,40%) sotto quota 75 dollari e il greggio WTI (-2,20%) quota 71,55 dollari al barile.

Stasera l’attenzione tornerà sulle trimestrali, con protagonista assoluta Alphabet, attesa dopo la chiusura del mercato e sotto accusa da parte delle autorità cinesi.

Pochi minuti dopo l'entrata in vigore degli ulteriori dazi del 10% decisi dal presidente Donald Trump nei confronti della Cina, il ministero delle finanze del Paese asiatico annunciava immediatamente tariffe su alcune importazioni statunitensi.

Al tempo stesso, Trump annullava i dati del 25% imposti nel fine settimana nei confronti di Messico e Canada, in cambio di concessioni sui confini e sulla criminalità da parte di entrambe le nazioni. Lo stop arrivato ultimo minuto ha aiutato i tre principali indici azionari statunitensi a ridurre le pesanti perdite registrate ieri ma hanno chiuso le contrattazioni ben al di sotto dei minimi della seduta.

"Gli eventi degli ultimi giorni hanno dimostrato ancora una volta che da Trump ci si può aspettare di tutto", spiegano gli economisti di Commerzbank in una nota. "C'è ancora un alto rischio che alla fine si verifichino tariffe significative e interruzioni del commercio internazionale", avvisavano gli esperti della banca tedesca.

“Per fare un giro sulle montagne russe in questi giorni bisogna andare a Wall Street che, nella seduta di inizio settimana, ha cambiato più volte direzione a seconda delle dichiarazioni, dei provvedimenti, dei tweet e dei toni scelti da Donald Trump. Alla fine bisognerà abituarsi alla solita tattica del presidente USA, fare la voce grossa e poi trattare”, scrivono da UniCredit.

I dazi hanno portato incertezza anche dal fronte tassi di interesse. Ieri tre funzionari della Fed hanno avvertito che le tariffe comportano rischi per l'inflazione e uno di loro ha affermato che l'incertezza sulle prospettive dei prezzi richiede una riduzione dei tassi di interesse più lenta rispetto al passato.

Secondo lo strumento FedWatch di CME Group, gli operatori prevedono che la Federal Reserve non interverrà sui tassi di interesse prima di giugno.
Oggi, intanto, sono attesi i commenti di tre dirigenti della Fed, tra cui Raphael Bostic di Atlanta, dai quali potrebbero arrivare nuove indicazioni sulle prossime mosse dell’istituto guidato da Jerome Powell.

Pechino ha anche annunciato che avrebbe aggiunto il gruppo fashion statunitense Pvh, titolare dei brand Tommy Hilfiger e Calvin Klein, e il gigante biotech Illumina nell'elenco delle cosiddette 'entità inaffidabili'. La mossa punta a "tutelare la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo, in conformità con le leggi pertinenti", ha spiegato il ministero del Commercio i un'apposita nota.

"Le due entità violano i normali principi delle transazioni di mercato, interrompono le normali transazioni con le imprese cinesi e adottano misure discriminatorie nei confronti delle imprese cinesi", ha aggiunto. A settembre la Cina ha dichiarato di aver indagato su Pvh per "boicottaggio irragionevole" del cotone proveniente dalla sua regione dello Xinjiang, dove Pechino è accusata di diffuse violazioni dei diritti umani soprattutto a danno delle minoranze musulmane di etnia uigura.

Pepsi (-1%): prevede un aumento a bassa cifra per gli utili core per azione dell'anno fiscale 2025, rispetto alle stime degli analisti di un aumento del 4,73% a 8,53 dollari per azione (dati LSEG).

PayPal (-6%): prevede un utile rettificato per l'intero anno in crescita tra 4,95 e 5,10 dollari per azione, superando le previsioni di Wall Street di 4,90 dollari (dati LSEG).

Merck (-2%): prevede per il 2025 ricavi compresi tra 64,1 e 65,6 miliardi di dollari, superiori alla previsione media degli analisti di 67,3 miliardi (dati LSEG).

KKR (-0,30%): utile netto rettificato della società salito del 33%, attestandosi a 1,19 miliardi di dollari, ovvero 1,32 dollari ad azione, superando le aspettative degli analisti di 1,28 dollari (dati LSEG).

Marathon Petroleum (+1%): utile per azione di 77 centesimi nel quarto trimestre, superiore alla stima media degli analisti di 2 centesimi (dati LSEG).

Centene (+1%): utile di 80 centesimi per azione su base rettificata, superiore rispetto alla stima media degli analisti di 49 centesimi (dati LSEG).

Apollo Global Management (+1%): utile netto rettificato salito del 15% a 1,36 miliardi di dollari, ovvero 2,22 dollari per azione, inferiori a 1,89 dollari per azione previsti dagli analisti (dati LSEG).

SailPoint: offrirà 47,5 milioni di azioni nell'IPO, mentre la sua società madre, la società di private equity Thoma Bravo, offrirà 2,5 milioni di azioni con un prezzo compreso tra 19 e 21 dollari ciascuna per raccogliere fino a 1,05 miliardi di dollari.

Illumina (-4%): la Cina ha inserito la società nella sua "lista di entità inaffidabili", insieme a PVH Corp (-4%), la holding di marchi come Calvin Klein e Tommy Hilfiger.

Apple

UBS: ‘neutral’ e prezzo obiettivo confermato a 236 dollari.

Meta

China Renaissance: ‘buy’ e target price alzato da 660 a 800 dollari.

Daiwa Securities: ‘buy’ e prezzo obiettivo diminuito da 800 a 670 dollari.

New Street: ‘buy’ e target price incrementato da 685 a 790 dollari.

Microsoft

China Renaissance: ‘buy’ e prezzo obiettivo aumentato da 506 a 511 dollari.

Intel

UBS: ‘neutral’ e target price sempre a 23 dollari.

Wells Fargo

Evercore ISI: ‘buy’ e prezzo obiettivo alzato da 88 a 91 dollari.

Chevron

Truist Securities: ‘neutral’ e target price ridotto da 164 a 160 dollari.