“Green Effect”: il docufilm che denuncia l’impatto ecologico della moda, in anteprima a Lucca il 5 febbraio
Lucca, 5 febbraio 2024 – La moda ha un prezzo. E non stiamo parlando solo di quello sull’etichetta. Il settore tessile è uno dei più impattanti sul Pianeta, ma spesso questa realtà rimane nascosta dietro lustrini e passerelle. A fare luce sulle conseguenze ambientali della fast fashion arriva “Green Effect. Fashion for Profit”, il docufilm...
Lucca, 5 febbraio 2024 – La moda ha un prezzo. E non stiamo parlando solo di quello sull’etichetta. Il settore tessile è uno dei più impattanti sul Pianeta, ma spesso questa realtà rimane nascosta dietro lustrini e passerelle.
A fare luce sulle conseguenze ambientali della fast fashion arriva “Green Effect. Fashion for Profit”, il docufilm realizzato dall’Associazione Ecofashion Italy, e di cui GreenMe è mediapartner, verrà proiettato in anteprima assoluta il 5 febbraio alle 10 nella Chiesa di San Francesco a Lucca.
Un docufilm per aprire gli occhi
Interviste ad esperti, dati sconcertanti e immagini d’impatto raccontano come la moda sia diventata il secondo settore più inquinante al mondo, subito dopo l’industria petrolifera. In un’epoca in cui la produzione di abbigliamento è raddoppiata in 25 anni e la stragrande maggioranza dei capi finisce in discariche non controllate nei paesi in via di sviluppo, il docufilm lancia un messaggio chiaro: è il momento di cambiare rotta.
Fast fashion: il problema che non possiamo più ignorare
Il problema della fast fashion è ormai un’emergenza globale che richiede un’azione immediata e consapevole. Il settore tessile, di cui ci occupiamo da anni, è diventato uno dei principali responsabili del degrado ambientale, con conseguenze devastanti per il nostro pianeta.
La produzione di vestiti usa e getta ha raggiunto livelli insostenibili. I tessuti sintetici, prodotti prevalentemente da materiali derivati dal petrolio, non solo richiedono enormi quantità di risorse naturali durante la loro fabbricazione, ma generano anche un impatto ambientale drammatico. Le microplastiche rilasciate dai capi di abbigliamento inquinano gli ecosistemi marini, minacciando la biodiversità e finendo addirittura nelle nostre catene alimentari.
L’aspetto più preoccupante riguarda l’impronta carbonica: il settore della moda è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di anidride carbonica, più di quanto producano aviazione internazionale e trasporti marittimi combinati. Ogni capo rappresenta uno spreco di risorse: per produrre un singolo paio di jeans servono migliaia di litri di acqua, mentre i tessuti sintetici possono impiegare fino a 200 anni per decomporsi.
Oltre al danno ambientale, c’è quello sociale. Le catene di produzione globali si basano spesso sullo sfruttamento di lavoratori in paesi in via di sviluppo, con condizioni lavorative precarie e salari minimi. Il modello della fast fashion alimenta una catena perversa di consumismo e disuguaglianza, dove il profitto viene prima della sostenibilità e dei diritti umani.
La soluzione richiede un cambio radicale di prospettiva: dal consumatore alle aziende, fino alle politiche internazionali. Dobbiamo privilegiare capi di qualità, prodotti eticamente, utilizzare materiali riciclati o naturali, sostenere brand responsabili e adottare un approccio più consapevole verso i nostri acquisti.
Entro il 2030, si stima che la produzione di abbigliamento supererà i 100 milioni di tonnellate all’anno. Un ritmo insostenibile che richiede soluzioni immediate.
Lucca al centro del cambiamento
La buona notizia? Qualcosa si sta muovendo. La provincia di Lucca vanta un circuito virtuoso per il riutilizzo dei capi, destinandoli a iniziative di solidarietà o riciclo. Tuttavia, una parte significativa degli indumenti finisce ancora in discarica. Per questo motivo, RetiAmbiente ha avviato la costruzione di un nuovo impianto per migliorare la selezione e incrementare le quote di riutilizzo e riciclo.
Ma il cambiamento non può arrivare solo dalle istituzioni e dalle aziende: ognuno di noi ha un ruolo da giocare. Consapevolezza, scelte di acquisto responsabili e nuove normative europee (come i sistemi EPR sulla responsabilità estesa dei produttori) saranno fondamentali per invertire la rotta.
I giovani protagonisti del futuro
Non è un caso che la prima di “Green Effect” sia dedicata agli studenti: il futuro della moda sostenibile passa dalle nuove generazioni. L’obiettivo dell’Associazione Ecofashion Italy è portare questo documentario nelle scuole, università e istituti di formazione in Italia e all’estero, per accendere nei giovani la consapevolezza che ogni scelta di consumo può fare la differenza.
Come media partner, siamo orgogliosi di supportare questa iniziativa, perché crediamo fermamente nei valori che promuove: una moda più etica, consapevole e rispettosa dell’ambiente.
Appuntamento il 5 febbraio alla Chiesa di San Francesco, Lucca. Non mancate!
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