Dall’India alla Silicon Valley: la storia di George Kurian, il manager che guida NetApp nell’era dell’IA

Kurian è da dieci anni a capo della società californiana, che ha 12mila dipendenti e ricavi per 6,27 miliardi L’articolo Dall’India alla Silicon Valley: la storia di George Kurian, il manager che guida NetApp nell’era dell’IA è tratto da Forbes Italia.

Jan 22, 2025 - 14:54
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Dall’India alla Silicon Valley: la storia di George Kurian, il manager che guida NetApp nell’era dell’IA

Articolo tratto dal numero di gennaio 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

Se George Kurian dovesse spiegare a un bambino che cosa fa NetApp, l’azienda che guida da dieci anni, gli direbbe di pensare ai film d’animazione della Dreamworks. “Gli chiederei: hai presenti Trolls e tutti gli altri? Ecco, da 30 anni vengono creati con la nostra tecnologia”. In termini più rigorosi, NetApp si occupa di archiviazione dati, servizi dati, cloud, integrazione dell’intelligenza artificiale nelle attività delle aziende. Fondata nel 1992 in California come Network Appliance, ha una capitalizzazione di mercato di circa 24 miliardi di dollari, impiega 12mila persone e ha chiuso il 2023 con ricavi per 6,27 miliardi.

La storia di George Kurian

Kurian, l’amministratore delegato, è nato nel 1966 in India, nello stato del Kerala. In un’intervista del 2019 alla testata statunitense Crn ha detto di non avere avuto una televisione fino ai 15 anni.  “I miei genitori si sono fatti da sé”, racconta a Forbes Italia. “Non venivano da un ambiente privilegiato, ma erano molto istruiti. Mio padre fu il primo della sua famiglia a laurearsi. Entrambi hanno dato grande importanza alla formazione dei figli e ci hanno mostrato il valore del lavoro. Ci hanno resi curiosi, desiderosi di lavorare in paesi diversi e con persone diverse, a non avere paura di rischiare e imparare cose nuove. Ho conosciuto tante persone più intelligenti e più capaci di me, che però non hanno avuto la fortuna di avere genitori come i miei”. Oggi nella famiglia Kurian ci sono due amministratori delegati della Silicon Valley: il gemello di George, Thomas, è a capo di Google Cloud dal 2019.

George Kurian dice che l’ambiente in cui è cresciuto influenza il modo in cui gestisce NetApp. “Vogliamo che tutti capiscano di avere opportunità uniche e di essere fortunati a fare ciò che fanno. E il modo migliore per esprimere gratitudine è fare un ottimo lavoro”. Nella vita, aggiunge, è stato aiutato dalla fortuna in almeno un paio di circostanze: è arrivato negli Stati Uniti nel 1986, “l’anno in cui decollò la rivoluzione del personal computer”, e nella Silicon Valley nel 1990, in tempo per uno dei decenni di maggiore espansione dell’industria tecnologica americana. Si è laureato in ingegneria elettronica a Princeton e ha ottenuto un master in amministrazione aziendale a Stanford. Per mantenersi durante il college, ha raccontato il Mercury News di San José, ha lavorato come parcheggiatore, pizzaiolo e barista. Prima di entrare in NetApp è stato in Cisco, Akamai Technologies, McKinsey e Oracle.

Dove va l’IA

Ora Kurian deve guidare la sua azienda nell’era dell’intelligenza artificiale. Una rivoluzione che va molto al di là dei chatbot come ChatGPT e Grok. “Lavoriamo da tempo sull’IA predittiva e sull’IA per l’industria”, spiega. “Ci sono molte applicazioni nel settore manifatturiero, per esempio. Si usano la computer vision per assicurare la qualità dei prodotti e l’analisi dei dati per capire quali problemi potrebbe incontrare una macchina. La sicurezza informatica beneficia da tempo del machine learning, il settore sanitario sfrutta l’IA per analizzare enormi quantità di dati, come quelli del genoma umano, o per prevedere l’efficacia di un farmaco su un gruppo di pazienti. Ci sono molti usi reali dell’IA che vengono fagocitati dal rumore dovuto a ChatGPT”.

Qualche settimana fa Kurian era al Global Cloud Data Center di Aruba a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, per la tappa italiana di Insight Xtra, una serie di eventi di NetApp che riunisce esperti, partner e clienti. Nell’occasione ha parlato della strategia dell’azienda per lo sviluppo e l’integrazione dell’intelligenza artificiale e dei dati. “Una cosa che mi preoccupa, al momento, è il contesto macroeconomico turbolento”, dice a Forbes Italia. “Dobbiamo capire qual è la giusta quantità di rischio che possiamo assumerci come azienda. Sono però molto ottimista sul nostro business. Negli ultimi anni abbiamo previsto tutte le tendenze significative”. Quanto all’adozione dell’IA, Kurian spiega che “negli incontri con i clienti, indichiamo tre passaggi chiave. Il primo è capire quale problema bisogna risolvere: l’IA è uno strumento che può servire a molti scopi, ma per estrarne valore bisogna applicarlo a un problema preciso. Il secondo è comprendere l’importanza dei dati della propria impresa: tutti hanno gli stessi strumenti, i dati sono l’unica risorsa esclusiva. Il terzo è rendersi conto dei rischi: bisogna adottare tecnologie responsabili”.

Sul tema dei rischi, però, Kurian non è tra gli allarmisti. “Si parla molto – più del necessario – di quello che potrebbe succedere in un futuro lontano: IA senziente, IA che sostituisce gli esseri umani. Sono speculazioni che distorcono il dibattito sulle applicazioni concrete dell’intelligenza artificiale ai problemi di oggi”.

Come regolare l’industria

Nel 2023 il premio Nobel per la fisica Geoffrey Hinton, uno dei padri dell’IA, ha detto alla trasmissione televisiva statunitense 60 Minutes di essere preoccupato per gli sviluppi della tecnologia e ha sottolineato che “ci stiamo avviando verso un’epoca in cui, per la prima volta nella storia, potrebbe esserci qualcosa di più intelligente di noi”. Kurian non è spaventato. “Considerarmi il più intelligente di tutti non è mai stata una componente significativa della mia personalità. Se qualcuno è più intelligente di me, non è un problema. Se una tecnologia è migliore di me, mi sta bene. D’altra parte abbiamo già sviluppato strumenti che sono molto superiori agli esseri umani in diverse cose, come la mobilità”.

Un’altra questione cruciale, aggiunge, è stabilire “che cosa intendiamo con ‘intelligente’. Per molto tempo abbiamo pensato che essere i più intelligenti significasse avere più risposte a un certo insieme di domande. E non c’è dubbio che l’IA sappia elaborare enormi quantità di dati e rispondere a moltissime domande. Se però stabiliamo che essere intelligenti significa capire quali sono le domande importanti – quelle che hanno a che vedere con gli obiettivi, i valori, le priorità -, non credo che l’IA sia in grado di farlo, almeno per il momento”. Kurian riconosce che ChatGPT può prevedere il 90% delle domande che gli investitori porranno in una conferenza sugli utili, “ma sono questioni che riguardano l’ultimo trimestre, non il futuro a lungo termine del business”. È contrario, quindi, a “regolamentazioni a tappeto” sull’intelligenza artificiale. “Bisogna pensare prima di tutto a quali sono le persone più esposte e meno capaci di difendersi”, dice. “Una combinazione di regolamentazione da parte del governo o di altre autorità e di autoregolamentazione da parte dell’industria incoraggerà l’uso dell’IA, perché la renderà sicura per tutti”.

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