Banche, nuovo stress test dell’Eba su tensioni geopolitiche e dazi Usa

Nell’ipotesi di un forte peggioramento delle tensioni geopolitiche tra il 2025 e il 2027, con severi e persistenti shock negativi – come per esempio i dazi di Donald Trump – , che impatto avrà questo scenario avverso macroeconomico sulle banche europee, sul loro capitale prudenziale, sulla gestione dei rischi soprattutto di credito e operativi? La […] L'articolo Banche, nuovo stress test dell’Eba su tensioni geopolitiche e dazi Usa proviene da Iusletter.

Jan 21, 2025 - 09:52
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Banche, nuovo stress test dell’Eba su tensioni geopolitiche e dazi Usa

Nell’ipotesi di un forte peggioramento delle tensioni geopolitiche tra il 2025 e il 2027, con severi e persistenti shock negativi – come per esempio i dazi di Donald Trump – , che impatto avrà questo scenario avverso macroeconomico sulle banche europee, sul loro capitale prudenziale, sulla gestione dei rischi soprattutto di credito e operativi? La misurazione dell’impatto di questo scenario avverso, caratterizzato dal crollo del Pil e dell’occupazione, dei consumi privati e degli investimenti, sia a livello nazionale che globale, è l’obiettivo dello stress test lanciato ieri dall’Autorità bancaria europea (Eba) su 64 banche europee che coprono il 75% degli impieghi bancari nella Ue e in Norvegia. In parallelo, la Bce/Ssm ha lanciato ieri stesso questo esercizio per misurare la resilienza di 96 banche contro la sfida di uno scenario macroeconomico molto avverso: 51 delle più grandi banche nell’area dell’euro (tra le 64 esaminate dall’Eba) e in aggiunta 45 banche di medie dimensioni che non rientrano nell’esercizio Eba.

La coincidenza ieri del lancio dello stress test bancario 2025 con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca è puramente casuale. Resta tuttavia il fatto che i dazi minacciati da Trump concorrono allo scenario avverso macroeconomico perché possono contribuire alla recessione (crollo del Pil) attraverso la trasmissione di impatti negativi tramite vari canali: un repentino aumento dell’inflazione con un conseguente crollo della fiducia dei consumatori e delle imprese, un’impennata dell’incertezza e un peggioramento della disoccupazione.

I risultati di questo nuovo stress test, che non assegnerà voti e non suddividerà le banche tra promosse e bocciate, saranno pubblicati da Eba e Bce agli inizi di agosto: lo stress test concorrerà allo Srep, il Processo di revisione e valutazione prudenziale, nel calcolo dei requisiti prudenziali di secondo pilastro (P2) delle banche europee.

Lo scenario avverso comunicato ieri dall’Eba ipotizza un aggravamento globale delle tensioni geopolitiche tale da portare a un grave calo del Pil del 6,3% cumulativo nel triennio 2025-2027 (lievemente peggiore rispetto allo stress test del 2023), con la disoccupazione che salirebbe del 5,8% dal 5,8% all’11,6%, con un rialzo dell’inflazione fino a un picco del 5% (per poi tornare al 2% a causa della recessione).

Lo scenario avverso del test 2025 si basa su alcune ipotesi meno forti rispetto allo stress test del 2023: aumento dei tassi d’interesse, allargamento degli spread dei titoli di Stato governativi (fino a 200 punti base) e calo dei prezzi nelle Borse azionarie. Con un approccio dal basso verso l’alto e viceversa. Il calcolo del peggioramento massimo del rischio sovrano, nello scenario avverso, tiene conto della posizione fiscale dei vari Paesi, dei declassamenti e delle promozioni di rating recenti, degli attuali livelli degli spread, della volatilità dei prezzi dei titoli di Stato e del rischio contagio.

In alcuni ambiti, per la prima volta le modalità di applicazione dello stress test sono state centralizzate con l’obiettivo di ridurre i costi dell’esercizio per le banche vigilate e i regolatori-supervisori, abbreviando i tempi e semplificando le complessità. L’impatto macroeconomico avverso terrà anche conto del peggioramento del rischio delle controparti bancarie in diversi settori, dal manifatturiero all’agricolo, dall’immobiliare residenziale al commerciale.

Rispetto al passato, la Bce intende controllare con maggiore rigore la qualità dell’informazione fornita dalle banche, e di intervenire (anche con ispezioni in loco aggiuntive) nel caso di valutazioni e stime ritenute eccessivamente ottimistiche.

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