Asset allocation: sfide e opportunità per i mercati emergenti
I prezzi di mercato in vista dell’insediamento di Trump stanno già influenzando i mercati emergenti, con il rafforzamento del dollaro e l’aumento dei premi a termine statunitensi. In questo modo, le valute degli emergenti vengono messe sotto pressione e le condizioni di finanziamento esterno si inaspriscono, dando potenzialmente ai responsabili politici meno spazio per sostenere... Leggi tutto
I prezzi di mercato in vista dell’insediamento di Trump stanno già influenzando i mercati emergenti, con il rafforzamento del dollaro e l’aumento dei premi a termine statunitensi. In questo modo, le valute degli emergenti vengono messe sotto pressione e le condizioni di finanziamento esterno si inaspriscono, dando potenzialmente ai responsabili politici meno spazio per sostenere le rispettive economie.
In effetti, le banche centrali con mandato di controllo della stabilità del tasso di cambio, come la Banca d’Indonesia, potrebbero essere limitate nei prossimi mesi e lo spazio per ulteriori tagli dei tassi potrebbe essere circoscritto.
I rischi sono due: un’agenda politica di Trump più favorevole al mercato potrebbe alla fine sostenere gli asset di rischio e ammorbidire il dollaro; al contrario, una maggiore incertezza commerciale e un aumento dell’inflazione statunitense potrebbero creare un potente mix per l’economia globale.
Tuttavia, molti mercati potrebbero beneficiare delle tensioni tra Stati Uniti e Cina come motore del reshoring, dal momento che gli Stati Uniti avranno più bisogno di altri Paesi con l’intensificarsi delle misure contro la Cina.
E se da un lato il Messico dovrà affrontare il costo maggiore delle misure adottate da Trump per reprimere l’immigrazione clandestina e aumentare le deportazioni, dall’altro l’integrazione del Messico nelle catene di fornitura statunitensi lo rende un probabile beneficiario di ulteriori sforzi per diversificare le forniture dalla Cina.
Infine, l’approccio di Trump alla geopolitica ha delle chiare implicazioni per l’Europa, il Medio Oriente e l’Asia. Sebbene un eventuale successo nei negoziati per un cessate il fuoco tra Ucraina e Russia sarebbe positivo per il mercato, non è detto che si riveli una soluzione a lungo termine e gli obblighi di spesa militare per l’Europa emergente potrebbero aumentare. Inoltre, non è chiaro se Trump riuscirà a smorzare le tensioni in Medio Oriente o ad aumentare la pressione sull’Iran. Peraltro, il modo in cui Trump affronterà la questione di Taiwan e le relazioni di sicurezza in Asia sarà una fonte fondamentale di premi di rischio in mercati come Taiwan e le Filippine.
In definitiva, gli impatti saranno ampi e spesso sorprendenti, ma i mercati emergenti hanno affrontato la prima presidenza Trump e le opportunità non mancheranno per quelli in cui la politica è più flessibile agli shock esterni.
Politiche commerciali
L’incertezza delle politiche commerciali sarà difficile da gestire per molti mercati emergenti. Ma nel 2025 e oltre ci potranno essere sia vincitori che vinti. Oltre alla Cina, gli ampi surplus commerciali di Messico e Vietnam verso gli Stati Uniti li espongono al rischio maggiore di provvedimenti sanzionatori da parte di Washington. Questi paesi, così come altri Paesi emergenti dell’Apac, sono quelli che dipendono maggiormente dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, pur utilizzando input consistenti dalla Cina. Un’altra sfida deriva dal rischio di una potenziale svalutazione dello yuan in risposta alle tariffe statunitensi.
Inoltre, molti mercati emergenti potrebbero gestire un aumento dei dazi – o gli effetti indiretti della svalutazione cinese sui loro panieri ponderati per il commercio – attraverso una svalutazione del cambio. Tuttavia, le accuse degli Stati Uniti di “manipolazione valutaria”, che potrebbero essere accolte con ulteriori dazi o altre azioni commerciali, potrebbero limitare il margine di manovra. In effetti, c’è il rischio che Trump spinga per un dollaro più debole. Il riorientamento delle esportazioni cinesi potrebbe in ultima analisi rivelarsi disinflazionistico per gli altri mercati emergenti, poiché le merci cinesi cercano nuovi mercati. Si teme che le economie che competono con la Cina in termini di valore aggiunto manifatturiero, come la Thailandia o le economie dell’Europa emergente legate alle catene di fornitura tedesche, possano essere messe sotto pressione.
A cura di Michael Langham, economista Global Macro Research di abrdn
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