Reggio Calabria, Pasquale Zagari condannato per estorsione. Ma cade l’accusa di associazione mafiosa
Nel 2021 era stato arrestato nell’inchiesta “Spes contra Spem”. È stato condannato in primo grado solo per un’estorsione e una tentata estorsione. Non per essere, ancora, un boss della ‘ndrangheta L'articolo Reggio Calabria, Pasquale Zagari condannato per estorsione. Ma cade l’accusa di associazione mafiosa proviene da Il Fatto Quotidiano.
Non è più un boss Pasquale Zagari, l’ex ergastolano poi diventato collaboratore di giustizia che nel 2021 era stato arrestato nell’inchiesta “Spes contra Spem” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. È quanto ha deciso il Tribunale di Palmi che, accogliendo parzialmente la richiesta degli avvocati Antonino Napoli, Nazzareno Macheda e Maria Teresa Pintus ha assolto Pasquale Zagari dal reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e da un’accusa di estorsione.
In continuazione con una precedente sentenza del 2023, però, al termine del processo di primo grado, Zagari è stato condannato a 8 anni di carcere per un’altra estorsione e per una tentata estorsione. Nei suoi confronti, al termine della requisitoria, il sostituto procuratore della Dda Andrea Sodani aveva chiesto 30 anni di carcere.
Quasi quanti ne aveva già scontati. Nel vecchio processo “Taurus”, infatti, era stato condannato all’ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa quale capo promotore della cosca Zagari-Viola-Fazzalari, protagonista della faida di Taurianova consumata a cavallo tra gli anni 80 e 90. La pena gli era stata poi ridotta a 30 anni espiati i quali veniva scarcerato nel 2015. Rientrato a Taurianova nel 2020 dopo un periodo di sorveglianza speciale nel nord Italia, Zagari partecipava come relatore a numerosi convegni presso scuole e istituti penitenziari. Ma anche alle presentazioni dei libri, in cui ammetteva di avere “le mani intrise di sangue” e di aver capito gli errori che aveva commesso. L’ex boss aveva creato su Facebook pure una pagina denominata “Pasquale Zagari. Riflessioni su Carcere ed Ergastolo di un ex ergastolano”.
Il suo percorso di reinserimento sociale secondo la Dda era finto. Per i magistrati, infatti, Zagari non aveva chiuso con il suo passato criminale ed era tornato ad esercitare il suo potere mafioso con maggiore efficacia rispetto al passato riorganizzando una ‘ndrina che commetteva delitti per accaparrarsi il controllo esclusivo delle attività imprenditoriali di Taurianova.
Da qui l’arresto eseguito dai carabinieri nel 2021 con l’accusa di aver imposto la sua protezione mafiosa, non richiesta, alle vittime, imprenditori e cittadini costretti a pagare il pizzo per rafforzare la cosca di appartenenza e per il mantenimento dei detenuti.
Alla fine del processo, Pasquale Zagari è stato condannato in primo grado solo per un’estorsione e una tentata estorsione. Non per essere, ancora, un boss della ‘ndrangheta. Quando saranno depositate le motivazioni si comprenderanno le ragioni che hanno convinto il Tribunale di Palmi ad assolverlo dall’accusa di associazione mafiosa. “Il presente di Zagari – scrivono intanto in una nota i difensori Napoli, Macheda e Pintus – non può essere figlio del suo passato remoto perché tra il suo presente ed il suo passato remoto esiste un passato prossimo in cui, mettendo in pericolo la sua incolumità, ha avuto una condotta del tutto incompatibile con l’essere un affiliato”.
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