Poteri Occulti: eclissi della democrazia
Poteri Occulti (Fazi 2024) di Luigi De Magistris è imperniato sulla corrosione della democrazia da gruppi di interesse (massonerie e simili) spesso caratterizzati da contiguità con soggetti chiaramente criminali come […]
Poteri Occulti (Fazi 2024) di Luigi De Magistris è imperniato sulla corrosione della democrazia da gruppi di interesse (massonerie e simili) spesso caratterizzati da contiguità con soggetti chiaramente criminali come le mafie. L’autore è da anni un protagonista della politica nazionale, un po’ meno sotto i riflettori da quando non è più sindaco di Napoli. Il suo recente testo torna dopo diversi anni sulle vicende che hanno determinato il suo allontanamento dalla magistratura e il suo ingresso nel mondo della politica, con la candidatura al Parlamento europeo. Di quelle vicende aveva già parlato nel suo libro, oramai introvabile, Assalto al PM del 2011.
Esiste un filone di saggistica di opere molto diverse dedicato ai “veri decisori” della vita pubblica. Spaziando da testi più istituzionali a inchieste giornalistiche e denunce al limite del cospirazionismo, si propone una visione secondo cui gruppi di potere e camarille sono coloro che controllano veramente la società. Probabilmente in Italia più che in qualsiasi altro paese (eccettuati forse gli Usa ) è persistente la percezione che esiste un “altrove”, al di sotto delle apparenze, nel cui ambito un’oligarchia elitaria prende decisioni molto più importanti di quanto non siano quelle delle autorità elette o conosciute. L’immaginario popolare la esprime, correndo a loschi maneggi di incontri segreti, dietrologie e complotti, dal celebre sceneggiato La Piovra in cui mafie, massonerie, faccendieri occulti, criminali, servizi segreti si mescolano governando davvero il paese.
Tale assunto contiene una buona parte di realtà, derivante dalla storia del paese che dalla prima repubblica presenta il pesante condizionamento di strutture occulte: dalle stragi della cosiddetta “strategia della tensione”, alla scoperta del potere della loggia P2. E in anni più recenti non pare che sia stata assopita tale tendenza: il berlusconismo è stato visto come pesantemente inquinato dalla progettualità della loggia di Gelli (cui il cavaliere era iscritto), e la stessa modalità della sua sostituzione con Mario Monti ha il sapore del complotto di palazzo.
A fronte di una pubblicistica eccessivamente sensazionalistica (fino all’estremo di vedere in ogni accadimento l’ombra oscura di forze sotterranee) uno dei più robusti argini di un rigore che ha dimostrato di disvelare le trame occulte sulla base di fatti acclarati e documentati sono varie inchieste della magistratura in merito a fatti criminosi. Poteri Occulti si inserisce in questo filone, a tratti appassionante come un romanzo ma conservando il rigore dell’inchiesta giudiziaria. De Magistris diventa noto a livello nazionale quando indaga da pubblico ministero su varie truffe commesse in Calabria e in Basilicata. Ma l’inchiesta disvela una rete di complicità chiamando in causa politici del massimo livello, personaggi legati alla Commissione europea, magistrati, poliziotti, criminalità organizzata, il tutto collegato da associazioni massoniche, in merito a cui è stato coniato il neologismo “massomafie”. A fine 2007 l’allora ministro Clemente Mastella (il cui nome compariva nei fascicoli assieme a stretti collaboratori del Presidente del Consiglio dei Ministri in carica, Romano Prodi) chiede il trasferimento di De Magistris al Consiglio Superiore della Magistratura. È la svolta: il caso compare nei principali media del paese, anche perché contro quello che viene letto come una manovra di vertice per proteggere una rete criminale si svolgono manifestazioni di piazza di protesta.
Nel libro De Magistris ripercorre tali vicende, in modo asciutto e senza seppellire il lettore con lo stuolo di nomi che il giornalismo di cronaca giudiziaria di quegli anni usava sfoderare. L’architettura generale del testo è la modalità con cui vari tipi di potere occulto distruggono la democrazia e la Costituzione. Singolare convergenza cronologica è che il numero della Fionda appena uscito, Lo Stato incostituzionale. Il paese tradito, si colloca sullo stesso piano di riflessioni, su più angolazioni, ospitando un contributo dello stesso De Magistris.
Il libro si compone di 13 capitoli, affrontando varie articolazioni del sottobosco di poteri occulti: mafie, logge massoniche, elementi deviati di servizi segreti e magistratura, ecc. Il filo rosso è la criminalità del potere: le forme di reato che andando oltre interessi personali di piccolo cabotaggio (piccola tangente, permessi edilizi dati un po’ “sbrigativamente”) vedono una collaborazione fra vari soggetti che fanno rete; si parla, appunti, di “sistemi criminali”. Questa articolazione comporta reti talvolta molto estese fra soggetti criminali, legali e persino istituzionali. Se nei decenni della prima Repubblica servizi segreti atlantisti, mafie, estrema destra e i loro protettori istituzionali cooperarono per destabilizzare la democrazia impedendo una svolta a sinistra della, società, oggi analoghe geometrie di potere si muovono per predare le risorse pubbliche, assicurarsi l’impunità e ottenere coperture istituzionali dei vari maneggi. Questo emerge potentemente soprattutto nei capitoli dedicati al contesto calabrese di cui De Magistris è stato diretto testimone. Un concetto molto acuto è la “criminalità istituzionale”, vista come una delle forme più pericolose: le bombe e gli attentati scuotono l’opinione pubblica (si incorderà le misure legislative antimafia che vennero approvate dopo degli omicidi di grande risonanza, come l’omicidio di Pio La Torre e di Falcone e Borsellino), agire tramite esponenti istituzionali collusi è più facile, silenzioso, e può agevolmente incolpare la vittima stesso di trasferimenti forzosi.
Per rendere l’idea del livello di collusioni: l’avvocato Giancarlo Pittelli, penalista di grido e parlamentare con Forza Italia e poi Fratelli d’Italia, era amico e avvocato del capo procuratore della Repubblica di Catanzaro, il quale appena ha avuto sentire dell’iscrizione delle indagini che interessavano il primo ha subito tolto l’indagine a De Magistris. Così Pittelli ha continuato ad operare finché altre inchieste non lo hanno incrinato per mafia. Le manovre ovattate di avvocati e referenti istituzionali hanno sostituito le bombe e le pallottole per eliminare giudici scomodi.
È chiaro come dinamiche di tal genere svuotino la democrazia. In merito alla quale il termine di riferimento cui attestarsi per De Magistris – che è stato uomo delle istituzioni- è la Costituzione repubblicana, che compare anche nel titolo del suo contributo all’odierno numero della Fionda.
Ci sono diversi motivi per ritenere il tema imprescindibile e prezioso il testo. Uno è che l’indubbia presenza e incisività di tali poteri va considerata seriamente ma c’è il rischio di considerare tale “livello occulto” come un deus ex machina da chiamare in causa in maniera incontrollata, generando confusione e alla fin fine un senso di impotenza: se tutto è compromesso irrimediabilmente da mafie, massonerie, e gruppi occulti non c’è più nessuno spazio possibile di reazione.
Un altro è la possibile riassunzione del tema della legalità in assetto di pensiero critico. Se il tema, per esempio, della corruzione è stato centrale nel ventennio berlusconiano, nel decennio della crisi dell’euro è stato considerato quasi con fastidio: il tema vero erano le storture dell’eurozona, e la Ue. In effetti il tema era stato inglobato pesantemente nel patrimonio valoriale del centro sinistra contro Berlusconi (ma unite ad una corrosiva critica degli stessi vertici di tale compagine politica, che spesso vivevano il tema con fastidio ed imbarazzo), mentre nel decennio successivo tali forze sarebbero passate all’avanguardia dell’oligarchia euroliberista, e il tema dell’illegalità italica è stato spesso speso nella direzione di una legittimazione della Ue. Per reazione il tema è stato abbandonato un po’ improvvidamente, quando ci sono diversi motivi per mantenerlo con uno dei capisaldi del pensiero critico. Per esempio De Magistris stigmatizza fortemente la figura di Giorgio Napolitano, che oltre ad essere stato uno dei principali garanti dell’euro sistema (si dovrà ricordare il suo lavorio per preparare in sordina la sostituzione di Berlusconi nel 2011 durante al crisi dello spread) ha avuto un ruolo di punta nella neutralizzazione di indagini importanti contro sistemi criminali (p. 139 del testo). Quindi un livello di critica non esclude l’altra, soprattutto quando il livello di illegalità supera il tasso di devianza criminale fisiologicamente compatibile con un impianto democratico-costituzionale per ledere la democrazia effettiva: cioè oltre a garantire un (illecito) profitto o utilità individuali si trasferisce la determinazione dell’orientamento politico ad oligarchie contrarie all’interesse nazionale e dei cittadini.
A tal proposito si può pensare al ruolo della NATO nel nostro paese, adesso che tale organizzazione viene incensata in funzione anti russa come garante della democrazia; mentre pesanti sono le responsabilità del Patto Atlantico nella destabilizzazione del nostro paese negli anni della guerra fredda, anche essendo presente (se non come elemento direttivo) al crocevia di ceto politico, club atlantisti, servizi segreti, gruppi neofascisti e mafie che hanno dato luogo a atti criminosi fra i più infamanti nella nostra storia. Sarebbe meglio che i conifei della NATO lo ricordassero, magari iniziando dal libro di De Magistris.
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