Le amnesie di Zaia
Che strana memoria quella del Presidente del Veneto. Come mai non dichiara pubblicamente che, per lui, si tratterebbe del quarto mandato? È ininterrottamente in carica dal 7 aprile 2010 e […]
Che strana memoria quella del Presidente del Veneto. Come mai non dichiara pubblicamente che, per lui, si tratterebbe del quarto mandato? È ininterrottamente in carica dal 7 aprile 2010 e scadrà il 15 ottobre 2025. Ma prima, dal 2005 al 2008, era stato Vicepresidente, quando Presidente era Giancarlo Galan.
Il divieto del terzo mandato dei Presidenti di Regione è stabilito da una legge della Repubblica, la 165 del 2004. Secondo un’opinione questo principio, per divenire concretamente operativo, necessiterebbe di una recezione tramite leggi delle singole Regioni. Questo ha fatto recentemente la Regione Campania: lo scopo è quello di far decorrere il divieto del terzo mandato dalla legge regionale e, in concreto, consentire a De Luca altri due mandati. Il Governo ha impugnato la legge campana davanti alla Corte Costituzionale, che dovrebbe decidere a breve.
Ma la Regione Veneto aveva provveduto in questo senso già nel 2012: in assenza di una legge regionale, vi era il grave rischio che, qualora fosse stato ritenuto sufficiente e vincolante il divieto imposto dalla legge statale, per i presidenti in carica residuasse un solo mandato. Una prospettiva che Zaia (in carica nel 2012) aveva inteso scacciare: doveva allora trovarsi l’antidoto che gli avrebbe garantito inequivocabilmente un futuro ancora e sempre da Presidente dei Veneti. Siccome qualunque legge non dispone che per l’avvenire, con la sua legge regionale Zaia aveva operato così la magia (potenza degli artifici giuridici) di far sparire il quinquennio 2010-2015, guadagnando altri due mandati.
C’è allora da domandarsi, e da domandargli, perché egli ora se la prenda con la legge della Repubblica quando proprio lui aveva fatto votare, nel suo Veneto, la legge regionale proibente il terzo mandato in esecuzione della legge statale. Ma non ci vuole molto a capire che, esaurita la copertura assicurata dalla legge regionale del 2012, in Veneto non si può far più nulla per blindare ancora una volta il Presidente. Ecco allora che si pretende dal Governo, cioè dalla Repubblica, di abrogare la legge statale, consentendo così, prima di tutto a Luca Zaia, un numero indefinito di mandati, almeno in teoria (gli uomini sono mortali, purtroppo per Zaia e tutti noi).
Il Presidente del Veneto motiva la sua pretesa: se il divieto del terzo mandato è funzionale ad evitare concentrazioni di potere, ciò implicherebbe, per la proprietà transitiva (ci ha spiegato), che gli elettori veneti, che insistono per la sua (quinta) rielezione, sarebbero degli stupidi perché non si accorgerebbero che, così facendo, finirebbero con il consegnarsi a una concentrazione del genere. Ma no, conclude Zaia, i veneti non sono dei beoti e fanno i propri interessi: vogliono lui perché ha dimostrato di essere capace di governare bene.
Zaia è noto per il gusto delle citazioni: se n’è accorto Crozza che ne ha fatto la parodia nel mentre cita Seneca. Ma sul divieto di rielezione Zaia si è guardato bene dal prodursi in citazioni. Come mai? Semplicemente perché, da Aristotele a Machiavelli e Montesquieu, dalla costituzione di Roma antica a quella degli U.S.A., si potrebbe comporre un gran libro di citazioni a sostegno di quel divieto nel contesto di regimi repubblicani e democratici.
Per esempio, il buon vecchio Tacito ci spiega che il divieto di rielezione serve perché gli eletti non abbiano ad insuperbire: «se un’elezione al potere per un anno rende gli uomini insolenti, quale sarebbe il loro grado d’insolenza se restassero al potere cinque o sette anni?». Questo è precisamente quel che è accaduto al Presidente dei Veneti. Personalmente gli sono grato perché a lezione spiego sempre ai miei studenti il divieto di iterazione del mandato nel modello repubblicano di stato e di governo. Ora Luca mi ha regalato un esempio concreto ed efficacissimo: il suo. Per questo porterò in aula la clip della sua conferenza stampa: più chiaro di così.
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